Torino, 11 luglio 2024 - Davanti all’Ospedale Sant’Anna di Torino questa mattina è stata sollevata una scritta di denuncia su uno striscione di quattro metri, sostenuto da palloni colorati: “Non un euro agli anti-abortisti, più risorse per la sanità pubblica”. Questa manifestazione si è svolta in occasione della conferenza stampa indetta dal Comitato per il Diritto alla Tutela della Salute e alle Cure, che ha voluto esprimere la propria contrarietà alla presenza e al finanziamento di associazioni anti-abortiste negli ospedali pubblici. Numerosi interventi hanno arricchito la conferenza, con la partecipazione di rappresentanti di diverse associazioni che fanno parte del Comitato: Enrica Valfré e Anna Poggio (Cgil Piemonte), Eleonora Artesio (Volere la luna), Tiziana Borsatti (Ordine dei Medici), Chiara Rivetti (Anaao), Valentina Donvito (Casa delle Donne), Enrica Guglielmotti (Snoq), Marilena Bertini (Gris), Vittorio (Non Una Di Meno) e la testimonianza di Giulia Ferro, dipendente della Città della Salute. Presenti anche le consigliere regionali Alice Ravinale, Valentina Cera, Nadia Conticelli, Sarah Di Sabato, Simona Paonessa e Gianna Pentenero. In Piemonte, attualmente ci sono 118 consultori, uno ogni 36.000 abitanti, a fronte di un rapporto ottimale di uno ogni 20.000. La distribuzione è la seguente: Torino 51, Vercelli 6, Verbano-Cusio-Ossola 3, Cuneo 15, Biella 4, Alessandria 15, Asti 11, Novara 13. Tuttavia, questi dati sono sovrastimati, poiché alcuni "consultori" sono solo sedi di Prevenzione Serena, mentre altri sono aperti soltanto un paio di ore a settimana. Nel 2008 i consultori erano 179, ossia uno ogni 24.600 abitanti: si sono ridotti di un terzo negli ultimi 15 anni. Il Comitato sottolinea che non vuole la presenza di associazioni anti-abortiste nelle strutture pubbliche poiché la legge 194 prevede che queste siano laiche. Secondo la legge, il personale pubblico operante nei consultori deve fornire supporto alle donne, sia che scelgano di portare avanti la gravidanza sia che scelgano di interromperla. Secondo il Comitato, è necessario destinare più risorse alla sanità pubblica anche in Piemonte, evitando di finanziare associazioni private che operano nei consultori o nelle strutture pubbliche e che mettono in discussione la libertà delle donne. È fondamentale avere più consultori aperti per più ore al giorno, con professionisti come ginecologi, ostetriche e psicologi, in quanto l'intento originario dei consultori era di integrare servizi sanitari e sociali. La tutela della salute di tutti, uomini e donne, deve iniziare dall'educazione sessuale fin dalla giovane età, in modo che la protezione della vita coincida con la protezione della salute fisica e psicologica delle donne e degli uomini. Le misure che tentano di minare dall'interno dei servizi i principi e le modalità della legge 194 non solo ledono l'autodeterminazione delle donne, ma compromettono i diritti di tutti. Questa conferenza stampa ha rappresentato un momento importante di denuncia e di richiesta di un cambiamento concreto per la tutela dei diritti e della salute pubblica.